Di recente mi sono dedicato alla definizione della strategia di comunicazione (social media planning) di un progetto che prevede il lancio, nei primi mesi del 2012, di quella che sarà una piattaforma di blogging rivoluzionaria.
Sulle caratteristiche della piattaforma stessa voglio mantenere ancora una certa segretezza, ma voglio condividere una piccola parte della strategia sviluppata e qualche riflessione sul mondo dei social media in generale.

Il progetto in questione, nasce in un momento storico molto importante e trova terreno fertile nell’attuale contesto evolutivo caratterizzato da integrazione, velocità e collettivismo.
In effetti, basta pensare al contributo dei blogger nella diffusione di informazioni durante la primavera araba, al boom delle iniziative di e-participation e crowdsourcing per comprendere quanto complesso, dinamico e coinvolgente sia diventato il web dopo soli 20 anni di vita.
Se vediamo l’evoluzione umana come una curva su piano cartesiano, questa ha subìto un’impennata che, favorita da strumenti di comunicazione non lineare come i Social Media, non sembra volersi assestare come invece tendenzialmente accade dopo le grandi rivoluzioni o migrazioni.
I social network, incrementando esponenzialmente le possibilità di interazione tra le persone, rendono complesso il sistema web stesso e imprevedibile la sua evoluzione. Si aprono così tanti interrogativi e trovo personalmente innegabile il fascino di un contesto, quello attuale, in cui l’unica regola sembra essere: non vi sono certezze, solo una serie infinita di opportunità.
Da qui la necessità di staccarmi radicalmente dagli anacronistici paradigmi del marketing e “partire dal basso”. Così il disegno si è fatto sempre più chiaro nella mia mente e sono partito chiedendomi “di cosa ha bisogno il blogger moderno?”.
Era ovvio che da solo non avrei potuto trovare una risposta democratica, né potevano farlo i miei colleghi negli altri paesi, così è nato #futureofblogging. Abbiamo iniziato a coinvolgere attivamente i diretti interessati, blogger in primis, in un progetto di social brainstorming. Grazie a #futureofblogging ognuno ha la possibilità di dire la sua, condividere i propri bisogni in termini di user experience e contribuire con le proprie idee allo sviluppo della piattaforma del futuro.
Sono così nati 5 gruppi di discussione su Facebook (uno per ogni paese coinvolto) dove più di 200 blogger si confrontano ogni giorno sul tema blogging, sull’evoluzione degli strumenti di comunicazione e sul futuro dei Social Media.
In contemporanea, più di 30 sviluppatori e ricercatori analizzano ogni giorno le idee raccolte e finalizzano il brainstorming collettivo a colpi di features e stringhe di codice.

Anche su Twitter le idee non mancano e, complice un piccolo contest, il passaparola sta iniziando a diffondersi in maniera quasi spontanea. Il prossimo step? Stiamo programmando il lancio di una campagna di buzz marketing che nelle prossime settimane darà forza al passaparola e coinvolgerà gli internauti in un contest dall’alto tasso di viralità.
6 replies on “future of blogging, il crowdsourcing come paradigma evolutivo del web”
Molto molto curioso.
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Ciao Andrea, grazie per l’interesse, se vuoi ho un po’ di aggiornamenti sullo stato del progetto che nel frattempo ha fatto grandi balzi enormi… Li pubblicherò nei prossimi giorni 😉 Intanto sentiamoci in PV quando hai tempo così mi racconti anche la tua esperienza, i miei contatti Li trovi nel blog (sezione surfers)
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[…] Nei miei ultimi due anni in ebuzzing, forte di un certo grado di libertà operativa e forse di incoscenza da parte dei miei superiori, ho avuto modo di coordinare processi innovativi finalizzandoli alla costruzione di comunità collaborative in grado di favorire creatività, innovazione e disponibilità al cambiamento (vedi #futureofblogging). […]
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[…] dei mezzi di comunicazione e di testimoniare come questi influiscano sul blogging. Il progetto nasce con lo scopo di permettere direttamente ai protagonisti di fornire informazioni sulle […]
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Davvero un bell’articolo.
A proposito di crowdsourcing
un progetto musicale recente di un gruppo italiano
YOU SHOULD COPRODUCE (THE BIRDIES) http://kck.st/H2Vlo3
Si appoggiano a Kickstarter (USA) perché in Italia le piattaforme di crowdsourcing non funzionano ancora abbastanza bene. Non è raro vedere progetti non riusciti scritti in italiano e diretti agli italiani. Non credi?
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Ciao Anita, innanzitutto grazie per il tuo feedback. In realtà il problema di fondo credo sia il basso numero di progetti Crowdsourced targati Italia… Ci sta che alcuni non decollino, ma statisticamente se i progetti sono così pochi è inevitabile che siano ancor meno quelli di successo. Interessanti secondo me alcuni esperimenti di eparticipation applicati alla governance, a livello istituzionale, come “Epart”
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