
È indescrivibile la sensazione che si prova sulla lineup. È come la vita: sei solo in un mare tormentato di pensieri e attendi solo la tua onda. A volte passano decine di minuti prima di poterne prendere una buona, ma il surf è anche pazienza e meditazione, anzi, ciò che lo rende affascinante ai miei occhi è proprio il fatto che in acqua non c’è nessuno che ti metta fretta, nessuno pretende niente da te e tu sei libero di esprimerti senza vincoli o pregiudizi. In acqua non sei un avvocato di fama, un grande manager o un netturbino: sei un surfista e basta! Volendo citare il grande principe Antonio De Curtis (Totò), se “la morte è una livella” io ne ho trovata una meno dolorosa.
Così passi qualche ora con i piedi a mollo e rifletti: come nel più classico dei viaggi in treno, con il lettore mp3 scarico, e guardi ciò che hai attorno. Ogni sfumatura del sole, ogni riflesso dell’acqua, ogni soffio di vento ispira nella tua mente caleidoscopi di pensieri.
Ricordo che, quando ero a casa, pensare non mi conduceva a nulla, più che altro perché mi aspettavo dall’atto di pensare una qualche forma di ricompensa, una conclusione. Pretendevo che il ragionamento mi conducesse a qualcosa, ma il filo dei miei pensieri troppo spesso finiva in luoghi dai quali era impossibile tirarlo fuori. Non riesco a spiegare bene la sensazione che ne derivava: è come attorcigliare un filo sempre più lungo, sottile e avere poi paura di spezzarlo. In pratica ogni tanto mi perdevo in pensieri complessi e in una infinita serie di associazioni. Venivo travolto da domande che io stesso mi ponevo, ma a cui non mi sentivo in grado di dare una risposta.
E quando mi chiedevo se quella risposta fosse da cercare all’esterno, arrivavo all’inquietante conclusione che non c’era. Forse non ero l’unico che continuava a non trovare nulla di ciò che voleva nel mondo: un po’ di serenità, di amore per il prossimo, la presenza costante di un amico, della persona amata. Sono tutte cose che desideravo ardentemente da tempo, ma che, per un motivo o per un altro, non potevo mai ricevere.
Sapevo che la felicità bisognava cercarla prima di tutto in noi stessi, ma una volta imparato ad amare se stessi ed a convivere con il proprio animo, è fondamentale trovare i canali attraverso i quali diffondere tale consapevolezza ed energia. Gli amici, il proprio cane, il lavoro, lo sport, l’amore sono tutti maestose onde da surfare! Cominciai pian piano a sorridere e, quando mi sentivo solo, ripensavo a tutte le persone che mi volevano bene e mi sentivo felice. Non avevo più fretta di conoscere il mondo perché sapevo che, con le persone giuste al mio fianco, avrei potuto farlo con calma.
Così, col tempo, ho imparato a vivere e apprezzare ogni attimo di vita che mi veniva regalato. E non mi riferisco alle passeggiate nel parco o ai tramonti, anche se si tratta di attimi unici, ma ai momenti che ci vengono concessi in compagnia delle persone a cui teniamo di più, nei confronti delle quali nutriamo più stima e con cui vale davvero la pena parlare.
Ho imparato che l’onda perfetta non arriva mai se la attendi con impazienza, devi imparare a goderti anche i momenti di mare piatto, devi… sciallare come si dice sulle coste laziali!
“I hope this old train breakes down, so I can take a walk around….I need this old train to breake down! oh please just, let me please brake down…”