La Costituzione di un moderno stato liberal-democratico può essere scritta in crowdsorcing attraverso l’uso dei social media? Nell’era del web 2.0 la risposta è sì o almeno è quello che è avvenuto in Islanda. I 320mila abitanti (di cui 2/3 con un profilo Facebook) di questa piccola isola dai vulcani sempre fumanti hanno partecipato attivamente, attraverso i social network, alla scrittura della loro nuova futura Carta Costituzionale. Una rivoluzione? Non sarebbe la prima.
La crisi finanziaria del 2008 ha devastato l’economia del Paese, dichiarato ufficialmente fallito e in bancarotta. Le tre principali banche islandesi, la Glitnir, la Kaupþing, la Landsbanki, indebitate di 3,4miliardi di euro principalmente con Regno Unito e Stati Uniti, sono state nazionalizzate. A pagare tali debiti dovevano essere, tanto per cambiare, i cittadini. Sottoposta la decisione al vaglio del referendum (marzo 2010 e aprile 2011), questi “valorosi” hanno detto no. Imbarazzo a livello internazionale e crisi istituzionale erano inevitabili. A febbraio, dopo forti proteste da parte della popolazione, che hanno aperto la strada a quelle di spagnoli, greci e israeliani, è stato formato un Consiglio Nazionale (Stjórnlagaráð) di 25 cittadini scelti con voto popolare tra 522 candidati maggiorenni, di diversa estrazione sociale e senza alcuna affiliazione partitica. L’obbiettivo? La revisione integrale della Carta Costituzionale.

Questa moderna Assemblea costituente, prendendo spunto da un documento di oltre 700 pagine elaborato l’anno precedente da 950 cittadini selezionati casualmente e riuniti nel National Forum, fin da aprile, ogni settimana ha sottoposto i testi, su cui stavano lavorando, al giudizio e all’opinione dei propri connazionali grazie al sano utilizzo dei social media. Il Consiglio Nazionale si è dotato di un account Twitter, di una pagina su Youtube – dove venivano postate interviste periodiche ai propri membri – mentre le riunioni dell’assemblea erano aperte al pubblico e in streaming sulla propria pagina Facebook. La risposta da parte degli islandesi è stata entusiasmante, la partecipazione numerosa e il livello di discussione molto alto. There’s been a lot of goodwill for what we are trying to do, ha dichiarato al The Guardian Thorvaldur Gylfason, membro dell’assemblea e professore di economia all’Università di Reykjavík. The public have added much to our debate. Their comments have been quite helpful and they have had a positive effect on the outcome.

Non solo è la prima volta nella storia che una Costituzione viene stilata praticamente attraverso Internet, ma l’idea di coinvolgere i cittadini all’inizio e non alla fine del processo – con il referendum confermativo – è assolutamente rivoluzionaria. Una Carta scritta dal popolo per il popolo.
I lavori si sono conclusi a luglio con la presentazione al Parlamento islandese – l’Althingi – di un progetto di legge di 114 articoli divisi in nove capitoli. A proposito della Rete, è proibito tagliare la connessione a Internet – recita il testo – se non dietro ordine di un giudice e alle stesse condizioni che regolano le limitazioni della libertà di espressione. Inoltre, dati e provvedimenti del governo devono essere accessibili a tutti e la loro consultazione può essere inibita solo per ragioni di sicurezza nazionale o privacy.
Se il primo ottobre verrà ratificata, senza possibilità di modifica, questa moderna Costituzione potrebbe diventare il paradigma presente e futuro di una democrazia partecipata in cui saranno concretamente i cittadini a scrivere le proprie leggi e a decidere del proprio destino. E questo grazie, anche e soprattutto, ai social media. In altre parole, l’Islanda ci ha dimostrato come la tecnologia può aiutare a espandere gli orizzonti della democrazia.
3 replies on “Islanda: dopo la crisi, una nuova Costituzione scritta su Facebook”
L’Italia avrebbe bisogno di diventare un po come l’Islanda!
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[…] di informazioni durante la primavera araba, al boom delle iniziative di e-participation e crowdsourcing per comprendere quanto complesso, dinamico e coinvolgente sia diventato il web dopo soli 20 anni di […]
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[…] a cuore le sorti di questo paese lo avremmo già sistemato come si è fatto con la costituzione in Islanda. Aya, per sostenere i cittadini Siriani nella loro lunga battaglia per la libertà, ha aperto […]
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