Nell’ambito del mio recente progetto di crowdsourcing intitolato #futureofblogging, ho avuto modo di riflettere profondamente sul futuro di quelli che amo definire strumenti di interazione non lineare (social media).
Il progetto in questione prevedeva il coinvolgimento diretto di centinaia di blogger in un think tank dall’alto tasso creativo, un serbatoio di idee che hanno permesso poi ai tecnici Overblog di riscrivere da zero la propria piattaforma di blogging e arricchirla con funzionalità innovative.

Il coordinamento del progetto, che vede coinvolti 500 blogger provenienti da 5 nazioni e suddivisi in altrettanti gruppi Facebook, mi ha portato a realizzare che il futuro del blogging e dei media sociali in generale non può che prospettare i caratteri dell’integrazione, della condivisione di valore, della collaborazione, dell’interazione e della semplicità (“less is more” è ormai un vero e proprio karma).
Devo dire di essere più che soddisfatto dei risultati ottenuti sia in termini di engagement che di proposte, ma la medaglia al valore va ai ragazzi che hanno contribuito con il confronto e brainstorming collettivo: i blogger .
#futureofblogging ha dato vita a qualcosa molto più significativo della semplice somma delle idee raccolte, ha dato occasione a centinaia di persone di confrontarsi su interessi comuni, collaborare e persino incontrarsi offline per una birra!
Il progetto che ho avuto la fortuna di gestire ha gettato le radici di quella che sarà la futura community Overblog e la prossima generazione di blogger, ora più consapevoli del loro ruolo nella blogosfera.
I blog come nodi di una Rete
Da appassionato di teoria della complessità, ho sempre osservato con estrema attenzione i fenomeni emergenti di interazione sociale e, in ambito digitale, sostenuto con forza l’importanza del contributo proveniente dal “basso”, dalle community. Un importante fattore evolutivo sta, infatti, proprio nella capacità delle organizzazioni di appiattire in senso orizzontale i propri organigrammi e aprirsi ad una comunicazione bidirezionale (modello learning organization).
Il marketing 2.0 e i social media in questo senso hanno rafforzato questa necessità dogmatizzandola e trasformandola in approcci innovativi sfociati in strategie note come buzz, viral, UGC, crowdsourcing etc.

Quello a cui si è assistito negli ultimi anni, e per chi lavora nel web non sto dicendo sicuramente nulla di nuovo, è un lento avvicinamento dei brand alle community, alle persone. Si tratta della valorizzazione dell’individuo e del fenomeno del dialogo come forma di creazione di valore, più importanti della vendita stessa o di qualsiasi ROI. Si è passati dal messaggio unidirezionale tipico dei media degli anni 80′ atto alla vendita, all’interazione tipica dei media moderni con l’obiettivo di creare awareness, engagement.
In un così complesso contesto, appare evidente l’importanza degli HUB, ovvero, delle persone che nel web hanno un numero di connessioni tali da rappresentare un punto di contatto importante per le aziende.
Ecco giustificato il fenomeno che negli ultimi anni vede i blogger diventare sempre più influenti, un punto di contatto tra i brand e le community, generalmente piccole e verticali.
Grazie al progetto #futureofblogging, la nostra visione si è fatta più chiara e abbiamo iniziato a lavorare sodo nello sviluppo di funzionalità atte a permettere al blog di diventare un punto di riferimento di chi naviga in Rete, la propria casa digitale, l’aggregatore della propria attività sul web oltre che la fonte di produzione dei propri contenuti. Non è questa la sede per illustrare tutte le funzionalità che la futura piattaforma di blogging includerà, ma è mio desiderio condividere un assaggio dei concetti sopra espressi, un’applicazione che riassume in certi versi proprio il concetto di hub, di casa digitale: Timekiwi
Cos’è Timekiwi?
Timekiwi è un servizio online che consente a chiunque di creare una splendida timeline personale, aggregando tutti i contenuti condivisi pubblicamente su Twitter, Facebook, Instagram, Foursquare, Flickr e sul Blog (Tumblr, OverBlog, ecc.).
One reply on “Web 2.0, come il blog avrebbe sempre dovuto essere”
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